Crocifissione (Corpus Hypercubus),
Dipinto da Salvador Dalí (1904-1989),
Olio su tela,
Dipinto nel 1954
© Metropolitan Museum, New York
Ma tu", chiese, "chi dici che io sia?
Marco 8:27-35
Gesù e i suoi discepoli partirono per i villaggi intorno a Cesarea di Filippo. Lungo la strada pose ai suoi discepoli questa domanda: "Chi dice la gente che io sia?" Ed essi gli risposero. Giovanni Battista", dissero, "altri Elia; altri ancora uno dei profeti". Ma tu", chiese, "chi dici che io sia?Pietro si alzò e gli disse: "Tu sei il Cristo". E diede loro l'ordine tassativo di non parlare di lui a nessuno.
E cominciò a insegnare loro che il Figlio dell'uomo era destinato a soffrire molto, a essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, a essere messo a morte e, dopo tre giorni, a risorgere; e disse tutto questo apertamente. Allora Pietro, prendendolo in disparte, cominciò a rimproverarlo. Ma, voltatosi e vedendo i suoi discepoli, rimproverò Pietro e gli disse: "Vattene da me, Satana! Perché il tuo modo di pensare non è quello di Dio, ma quello degli uomini".
Chiamò a sé il popolo e i suoi discepoli e disse: "Se qualcuno vuole essere mio seguace, rinunci a se stesso e si metta in salvo". prendere la sua croce e seguirmi. Chiunque infatti vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà".
Riflessione sulla pittura
Oggi Gesù pone la domanda Chi dite che io sia? Credo che per tutti noi sia più facile dire alle persone chi pensiamo che siano, piuttosto che ascoltarle e scoprire chi sono. davvero sono!
Scoprire chi è veramente l'altro richiede ascolto, camminare insieme, condividere, aiutare ed essere aperti a vedere la fragilità e il dolore dell'altro. Così facendo, partecipiamo alla rottura dei nostri amici. Ed è proprio per questo che Gesù si è offerto per noi: Ha spezzato il pane per le persone spezzate che tutti noi siamo...
Questo è ciò che Gesù spiega ai discepoli nella lettura di oggi, dicendo che avrebbe dovuto soffrire duramente per noi. La sua sofferenza e il suo sacrificio sulla croce sono stati fatti per aiutarci quotidianamente con le nostre sofferenze e per offrirci infine la salvezza. Il nostro dipinto caravaggesco di Salvador Dalì del 1954 raffigura la crocifissione. Dalì, cristiano convinto, si definiva un "mistico nucleare", combinando nelle sue opere le scoperte scientifiche contemporanee con una libera interpretazione visiva delle storie bibliche. Nel nostro dipinto il Cristo di Dalì fluttua in uno spazio mistico e illusorio, non inserito in un contesto storico. Cristo fluttua sopra una scacchiera, dove le tessere sotto la croce formano anch'esse un crocifisso. La moglie di Dalì posa come figura devozionale ai piedi della croce, indossando abiti lussuosi. È testimone in prima persona del trionfo spirituale di Cristo sulle sue sofferenze corporee. Cristo distoglie la testa da noi, lo spettatore. Cristo non ha ferite, né corona di spine, né chiodi... È già staccato dalla croce, come se fosse già risorto.
Questo è un bellissimo quadro o un'immagine da guardare. Sì, intendo dire "guardare" e non semplicemente "guardare". Guardare significa usare davvero l'immagine per invitarci a un regno che va oltre la pura immagine. Guardare è perdersi davvero nella composizione e in ciò che Gesù preannuncia nella lettura di oggi e ci chiede: unirci a lui sulla croce e unirci a lui nell'ultimo atto di donazione agli altri.
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